Cass. 20 giugno 2017 n. 15200 – la madre che distrugge la figura paterna non perde né affido né collocamento del figlio adolescente
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Stabilisce la Corte di Cassazione con la sentenza 20 giugno 2017 n. 15200, qui allegata che, nonostante si accerti che la madre, ponendo in essere condotte alienanti, abbia contribuito a deteriorare il rapporto del figlio con il padre, tale circostanza non è idonea a privarla dell’affidamento e del collocamento prevalente del minore. Al massimo il giudice può sanzionarla con un versamento alla Cassa delle ammende.
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un padre avverso la decisione della Corte d’Appello di Trieste di non disporre il collocamento prevalente del figlio presso di lui dopo aver accertato che la madre aveva coinvolto il figlio nell’accesa conflittualità tra i genitori, continuando a comportarsi in modo da voler cancellare il padre dalla vita del figlio.
Ad avviso i giudici di legittimità, tenuto conto dello stretto rapporto del figlio adolescente con la madre, la scelta migliore non è quella di allontanarlo da lei, ma bensì quella di favorire il dialogo con il padre incrementando con lui il diritto di visita, nel tentativo di ricondurre il rapporto dell’intero nucleo familiare nei limiti della normalità.
Del resto, se l’adolescente ha un legame fin troppo stretto con la madre, la scelta preferenziale consiste nel cercare di ricondurre il rapporto nei limiti della normalità. Diversamente, imporre d’autorità la trasformazione del rapporto tra la madre e il figlio, costringendo il minore a un radicale mutamento delle proprie abitudini di vita, appare un’iniziativa estremamente rischiosa proprio per il miglior equilibro del figlio, che invece è doveroso tutelare, sia per i genitori che per i giudici.
A fronte delle carenze genitoriali della madre, è stata quindi ritenuta sufficiente la sanzione della condanna al versamento di una somma alla cassa delle ammende ai sensi dell’art. 709 ter c.c..
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